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Il Moscato d’Asti: Caratteristiche e storia
Origini e peculiarità del Moscato d’Asti, re dei vini dolci
La regione che si estende tra le colline del Monferrato e delle Langhe è stata dichiarata patrimonio UNESCO nel 2014. Tra suggestive vedute panoramiche e vigneti che si smarriscono all’orizzonte, la cultura vinicola del Piemonte rappresenta un mix sapientemente bilanciato di armonia, equilibrio e rispetto del territorio. Il risultato? La produzione del Moscato d’Asti, l’insostituibile vino da dessert che si pone sulla falsariga del Nizza Monferrato, del Barbera e dell’Asti spumante di Canelli prodotto con metodo Charmat o Martinotti.
Caratteristiche organolettiche del vino Moscato d’Asti
Il Moscato d’Asti DOCG cattura l’occhio del degustatore con il suo inconfondibile colore giallo paglierino. Dolce senza essere stucchevole, sprigiona un profumo aromatico e caratteristico. Al palato ricorda il tiglio e il glicine, il limone e l’agrumato dell’arancio. Le note floreali e fruttate garantiscono un mix sapientemente bilanciato di dolcezza e corposità che avvolge il palato e si mescola alla lunga tradizione culinaria piemontese.
Sebbene il Moscato d’Asti sia tradizionalmente abbinato a dolci e dessert – crostate, tiramisù, mandorle, dolcetti e cheesecake – accompagna anche piatti salati e speziati della cucina thailandese e indiana, nonché fichi e melone.


I cenni storici del Moscato d’Asti
Il Moscato d’Asti ha origine dal moscato bianco, vitigno dalla forte componente aromatica e zuccherina diffusosi nel bacino mediterraneo fin dai tempi delle dominazioni elleniche e latine. La sua estrazione ha dunque radici antichissime; ne è testimonianza l’etimologia del Moscato d’Asti, dal greco moskhos (muschio).
Il vino ha contribuito alla diffusione di una tradizione enologica – quella del Piemonte – fortemente basata sulla produzione di estratti poco alcolici e dal profumo indimenticabile. L’esperienza di degustazione viene sdoganata nel Cinquecento dal gioielliere personale di Carlo Emanuele I, Giovan Battista Croce, il quale fu il primo a codificare le regole di vinificazione del Moscato d’Asti. Se il riconoscimento del DOC avviene nel 1967, quello della DOCG risale al 1993.
Al giorno d’oggi, il Moscato d’Asti rientra di diritto nella lista dei migliori vini bianchi della tradizione settentrionale e racconta un’avventura vinicola tutta tricolore sottoposta a miglioramenti costanti. D’altronde, le caratteristiche del Moscato d’Asti celebrano le peculiarità geologiche e climatiche di una regione estremamente prolifica che si estende su tre province del Piemonte meridionale: Alessandria, Asti e Cuneo.

Il Moscato d’Asti e i riconoscimenti mondiali
La denominazione del Moscato d’Asti è sinonimo di qualità vinicola ed eccellenza italiana in virtù della meticolosa metodologia che ne stabilisce la produzione, il confezionamento e l’esportazione. Il vino è il fiore all’occhiello della regione piemontese e ha valicato i confini alpini per raggiungere – tra i tanti Paesi europei ed extraeuropei – la Germania, gli Stati Uniti d’America e la Russia. Si stima, infatti, che l’88% della spremitura sia destinata al mercato estero.
Il successo internazionale è frutto di un impegno italiano profuso da contadini, aziende e produttori locali attivi in una vasta area che comprende 52 borghi e paesi. L’utilizzo di pigiatrici a rullo consente, inoltre, di preservare l’integrità degli acini come stabilito dai canoni risalenti ai primi decenni del Cinquecento.
Campo del Palio Moscato d’Asti DOCG
Campo del Palio Moscato d’ Asti ha un colore giallo paglierino con accenni dorati e un perlage fine e persistente. Si distinguono note di muschio bianco e salvia ed altri innumerevoli aromi piacevolmente dolci, come scorza d’ arancia, pera, albicocca, miele, rose e fiori d’ arancio.
Assaporandolo, le note di testa sono fragranti e donano freschezza grazie alla salvia ed alla scorza d’arancia; il cuore, invece, è puramente dolce, derivante dalla frutta e dal miele, per chiudersi, con una nota più decisa data dal muschio. È un vino prevalentemente da fine pasto, che si sposa con crostate di vario genere, cheesecake, frutti come fichi e melone, e formaggi saporiti come gorgonzola e stilton.

Moscato Spumante
Agli amanti degli spumanti consigliamo il Moscato Spumante, prodotto con il metodo Charmat. Il colore è giallo paglierino con riflessi dorati e un perlage fine e persistente. Questo delizioso spumante sfoggia intense note di albicocca e pesca e sul finale note di uva e miele. Ottimo in abbinamento con brioches, torte con pan di spagna, e pandoro.
Grappa Moscato
Questa grappa è ottenute dalle vinacce delle uve di Moscato. Il bouquet è elegante con note di cioccolato, noci tostate e vaniglia, donati dall’affinamento in legno. Il palato è vellutato e persistente e si distingue per franchezza ed equilibrio. Ottima con il caffè o il cioccolato fondente. Leggi anche: Le migliori grappe piemontesi classiche