Lo spumante: il metodo classico e il metodo charmat

Spumante

Le differenze tra metodo classico e metodo charmat

Le principali differenze che intercorrono tra il metodo classico e il metodo charmat partono innanzitutto dalla terminologia.

Dato che solamente gli spumanti di origine francese, chiamati più propriamente Champagne, possono venire prodotti attraverso il metodo Champenoise, il procedimento brevettato in Italia è chiamato metodo classico o metodo tradizionale.

Il metodo Charmat, noto anche metodo Martinotti, è stato inventato dall’italiano Federico Martinotti e ulteriormente sviluppato dal francese Eugène Charmat.

Oltre alle differenze in campo semantico, tuttavia, ci sono ulteriori divergenze per quanto riguarda la tecnica di elaborazione. In entrambe le tecniche di spumantizzazione, si parte con un vino fermo a cui si aggiungono solo zuccheri e lieviti; è severamente vietata l’aggiunta di anidride carbonica.

Nel metodo classico, le uve vengono fatte fermentare per trasformarsi in vini fermi secchi dette vini base. Vari vini base vengono poi assemblati per formare la cuvée, il blend finale che si trasformerà in spumante. Infine, la cuvée subisce una seconda fermentazione in bottiglia.

 
Bollicine spumante

Le bollicine dello spumante

Complessa e fragile, la vita dello Spumante effervescente inizia esattamente con un fenomeno naturale, chiamato fermentazione alcolica. In questa fase i lieviti riescono a trasformare gli zuccheri presenti nel vino in anidride carbonica ed alcool.

Nella lavorazione per mezzo del metodo charmat, le bollicine cominciano a formarsi nella fase chiamata presa di spuma. Qui il vino selezionato, con precise indicazioni sui singoli profumi e sulla struttura, finisce in dei contenitori in acciaio molto grandi per attuare una tenuta a pressione; nello stesso momento vengono aggiunti zuccheri e lieviti.

Nel metodo classico con una pressione costante e alle basse temperature, si dà vita alla così detta seconda fermentazione, dove i lieviti si vanno a nutrire degli zuccheri e producono un’elevata quantità di anidride carbonica. Grazie alla pressione l’alcool si espande nel vino e forma quello che viene chiamato spumante.

Una volta nel bicchiere, il vero effetto delle bollicine frutto della scienza e della magia, potrà essere contemplato completamente.

Il metodo classico

Il metodo definito classico è un vero e proprio sistema di spumantizzazione basato sulla rifermentazione nelle bottiglie.

Questo procedimento è nato in Francia e più esattamente nella provincia di Champagne, famosa in tutto il mondo per il vino frizzante che produce.

Stando a quanto riportato dalla tradizione, nel lontano 1600, Pierre Pérignon un abate appartenente al monastero di Hautvillers, in un viaggio verso Limoux, diede vita al metodo della rifermentazione.

Lo sviluppo preciso del sistema in questione risulta attualmente ancora poco chiaro, nonostante le fonti storiche rinvenute.
Molti studiosi sostengono infatti che lo Champagne venne scoperto quasi per errore mentre stava preparando dei vini bianchi e che l’esplosione prodotta da alcune bottiglie abbia contribuito a far capire al monaco che nel vino era presente del gas, ma non tutti sono concordi con questa versione.
Pierre è riuscito comunque a concepire il ruolo fondamentale della seconda fermentazione e nel corso degli anni lavorò assiduamente per affinare la tecnica.

Verso la fine del secolo scorso per tutelare il vino Champagne e la sua produzione si tennero molteplici contenziosi legali e alla fine si giunge a ribattezzare il procedimento in questione metodo classico.

Il metodo Charmat

Per tutto il 1800 l’unico mezzo conosciuto per produrre vini spumanti era il metodo classico. Nel 1895 ci fu però una svolta per mezzo di Federico Martinotti, che diede vita ad un nuovo procedimento per creare vino con tempi di produzione minori e costi decisamente più bassi.

Nello specifico attraverso il metodo charmat viene dato avvio ad una fermentazione all’interno di grossi contenitori in acciaio inox.
Grazie a tale metodologia si possono ottenere degli spumanti profumati e particolarmente freschi con un sentore aromatico a dir poco speciale.

Per riuscire a vantare questo sapore ed odore, il lasso di tempo necessario per l’intera procedura è molto ridotto rispetto al metodo classico soprattutto perché il tempo rischierebbe di contrastare con i profumi tipici dei vitigni aromatici.

Attraverso il metodo charmat, si riescono ad avere risultati eccellenti anche con i vini dolci.

Lo spumante in Piemonte: le nostre proposte

Lo spumante prodotto in Piemonte è oggi divenuto uno delle migliori tipologie di vino apprezzate in tutto il mondo. Qui infatti vengono selezionate speciali varietà di uva, tenendo conto della loro composizione ampelografica, della produzione e delle molteplici tecniche di vinificazione.
In linea generale così i vini presentano un caratteristico color giallo paglierino con annesse bollicine persistenti.

Analizzando lo spumante piemontese sotto un altro punto di vista appare chiaro come si presenti piuttosto fruttato, sapido e piacevole.
Nel gruppo rientrano in particolar modo: il Gran Ruè Metodo Classico, il Villarita Spumante Brut, il Belvive Spumante Extra Dry, il Moscato Spumante e per concludere il Malvasia Rosè Spumante.

Il Gran Ruè Metodo Classico, viene ottenuto solamente utilizzando il mosto fiore delle uve di qualità più alta. La fermentazione lenta che avviene in bottiglia e l’affinamento eseguito successivamente per due lunghi anni, sono in grado di generare un vino spumante giallo con preziose sfumature. Il sapore secco e il bouquet delicato garantiscono poi in bocca note di lievito, pane, agrumi e fiori appassiti.
Il Gran Ruè è perfetto da abbinare agli aperitivi, ai crudi di pesce, o ai cibi fritti.

Sotto un altro aspetto si presenta invece il Villarita Spumante Brut, un vino apprezzato e conosciuto per l’intensa lavorazione.

In particolar modo, le uve vengono raccolte con qualche giorno di anticipo rispetto ai tempi normali, per poi essere pressate usando solamente il mosto fiore. Il resto della fermentazione segue il metodo Charmat lungo per poter vantare così un vino di colore giallo e riflessi verdolini. In bocca il sapore è molto intenso e fanno tornare alla memoria il gusto della pera matura, dei fiori bianchi e degli agrumi.

Il nome del Belvive Spumante Extra Dry sembra ricordare e sancire un motto: la vita è bella. Il vino in questione dal noto colore giallo chiaro e dal profumo fresco e sottile vuole infatti far ricordare a tutti coloro che lo assaggeranno l’importanza delle piccole cose belle della vita, come un sorriso e l’ascolto del silenzio.

Perfetto da gustare insieme agli aperitivi oppure per donare un pò di freschezza ai piatti con il pesce, Belvive Spumante Extra Dry richiama il gusto dei fiori d’acacia, della mela Golden e della banana.

Piuttosto differente, ma sulla stessa lunghezza d’onda, si presenta il Moscato Spumante.

Con il suo colore giallo e riflessi quasi dorati, assicura in bocca un sapore persistente e fine. Il nome dello spumante deriva dal termine greco moskhos, descrittore di un’ uva dolce e fragrante che sembra ricordare il muschio. Una volta assaggiato il Moscato Spumante regala tantissimi aromi come la scorza d’arancia, la salvia, il miele, la pera, le rose e l’albicocca. Ottimo da abbinare a qualsiasi dolce, in particolare il panettone, la colomba, o torte con il pan di Spagna.

Ottenuto utilizzando  varietà aromatiche a bacca nera di Malvasia, si può gustare il Malvasia Rosè Spumante, dal noto colore rosa cerasuolo particolarmente brillante.
Gli aromi fragranti e freschi insieme al suo sapore aromatico e dolce permettono di far percepire frutti come il lampone, la fragola e la mora.
Risulta perfetto in combinazione con  la cheesecake alle fragole o la crostata con la mermellata di ciliegie.